Governo e rappresentanza
Più vicini allo sfascio che alla dittatura

La politica italiana ha subito un trauma quando nell’opinione pubblica ci si è iniziati a convincere che governabilità e rappresentanza fossero conflittuali. Governi incapaci di pensare ed agire, scaricarono le loro deficienze sull’eccesso di rappresentanza. Restringiamola ed ecco che i risultati che sono mancati arriveranno come d’incanto. Si è visto come il paese è crollato pezzo pezzo, con il maggioritario prima e i presunti partiti unici poi. Oggi abbiamo perso quasi trent’anni di potere economico reale, retrocedendo in tutte le graduatorie, nemmeno fossimo usciti da una guerra. Il ministro Alfano ha avuto una trovata geniale: aboliamo l’articolo 18. Lo voleva fare Berlusconi nel 2001 e appena annunciato questo intento, si prese un tale spavento davanti alla faccia feroce del sindacato che lasciò perdere. Per carità, aboliamolo pure questo articolo 18, sapendo però che andava abolito 13 anni fa. Ora le imprese sono sul lastrico o hanno già chiuso i battenti. Assumere o licenziare sono illusioni. D’altra parte, hai voglia a fare una battaglia di verità con il sindacato. Fosse per la Cgil si mandano a quel paese anche gli emiri di Etihad e si lascia a terra Alitalia per sempre. Almeno la Cgil chiedesse agli arabi i cammelli per spostarsi. Ma restiamo pure fermi, dove vorreste andare? Costoro che ritengono governo e rappresentanza disgiunti sono gli stessi che erano convinti dell’illusorietà del progresso. Fosse stato per loro non saremmo nemmeno usciti dal medioevo. Alla faccia di Grozio, restano convinti che un popolo intero, si possa rappresentare solo attraverso il re o il papa. Forse che un libero parlamento potrebbe mai rappresentare il popolo? Ovvio che no, subito scatta un criterio di diffidenza fra rappresentati e rappresentanti. Chi sei tu, se non sei il papa o il re, Craxi, Prodi, D’Alema o Berlusconi, per avocarti poteri sulla mia persona? Il rappresentante dovrà essere controllato passo passo, altrimenti cadrà in fallo e se gli si concede l’immunità per i suoi atti, come potete stare sicuri che non vi tradirà per soddisfare i suoi volgari interessi? Non possiamo fidarci nemmeno del nostro vicino, con cui abbiamo condiviso fortune e sventure, perché questo è il dramma della pretesa eguaglianza: siamo comunque individui diversi. Ecco allora come i nostri nostalgici del medioevo vorrebbero spezzare una lancia a favore della dittatura, per cui solo lo Stato comanda. Ma per fare la dittatura non bastano le istituzioni. Forse che Renzi, con una camera o con due, o abolendo entrambe per andare solo ospite da “Amici”, potrebbe essere un dittatore? Simpatico ragazzo, non sembra rendersi conto e nessuno lo aiuta a riguardo che lui non riesce nemmeno a farsi obbedire da Civati. Inutile persino discutere di poteri, il suo senato federale, eletto con una procedura distinta e composto dalle principali personalità locali, contro una camera di nominati, conterà da solo quanto un governo centrale. Ecco l’effetto dialettico fra governo e rappresentanza, in democrazia. Ogni ente, istituto o corpo che non è il governo, gli si contrappone e lo Stato va in pezzi, senza un club, un associazione, un partito capace di mediare. State tranquilli, prima della dittatura, se Renzi non si sveglia, questo sfascio in corso da vent’anni lo avrà travolto.

Roma, 14 luglio 2014